Capire meglio e amare la Chiesa che è in Iraq

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La_Chiesa_in_Iraq_New3 Filoni, Fernando, La Chiesa in Iraq. Storia, sviluppo e missione, dagli inizi ai nostri giorni (LEV, 2015)

In questo mese di marzo nel quale Papa Francesco si reca in Iraq, il Gran Maestro dell’Ordine richiama l’attenzione dei membri su quella terra biblica che ha accolto il Vangelo a partire dall’era apostolica. Già Nunzio apostolico in Iraq e autore di un libro sulla Chiesa nella terra di Abramo (1), il cardinale Filoni – che accompagna Papa Francesco durante questo viaggio nella delegazione pontificia – condivide di seguito qualche breve riflessione per aiutarci a comprendere l’evento e leggerlo in maniera più approfondita in comunione con i cristiani del Medio Oriente.

 

Conoscere la storia delle cristianità del Vicino Oriente e in particolare della Mesopotamia –oggi Iraq – non è un’oziosa stravaganza culturale, ma un approccio che fa comprendere le ragioni e le vicende drammatiche di quella regione e apprezzare la vita, la cultura, la testimonianza di fede e i motivi di attaccamento dei cristiani alla propria terra, ma anche l’odio dei loro nemici.  Si capisce, al tempo stesso, la nobiltà d’animo di questa gente temprata da due fondamentali realtà: l’essere minoranza, che genera forte attaccamento ai propri valori, alla propria origine e cultura, e l’essere eredi di martiri e confessori della fede, portatori di quei valori, insiti nella fede dei padri, che altri non possono vantare allo stesso modo.

Chi è vissuto tra loro oppure legge e conosce, non può non amare questa gente. Perché la conoscenza lega e rende capaci di condivisione e di partecipazione.

La storia è vittoria contro l’ignoranza, l’oscurantismo, l’intolleranza; è rispetto, è stimolo a non ripetere gli errori. Essa fa capire che queste comunità sono sopravvissute a secoli di pressioni fatte di imposte e di gravami, di induzioni matrimoniali e di divieti, di discriminazioni e di odi, di intolleranze e di invidie e, infine, anche di persecuzioni. A tutto ciò i cristiani, con incredibile capacità di resistenza, di adattamento pratico e culturale, senza cedimenti sulla fede, sono sopravvissuti.

La comunità cristiana, come comunità risalente all’era apostolica, porta con sé il bagaglio di ventuno secoli di amore a Cristo e alla Chiesa ed è disposta a lasciare tutto, piuttosto che piegarsi al vincitore di turno. È una Chiesa eroica, come usano definirla Benedetto XVI e papa Francesco.  Senza di essa, anzi di esse - pensando a tutte le Chiese del Medio Oriente, ugualmente portatrici della medesima impronta - questa regione non sarebbe la stessa. Non posso tuttavia non pensare anche alle altre minoranze etnico-religiose, sovente perseguitate e sofferenti in questa terra. Qui esiste un mosaico di nazionalità, di religioni, di confessioni senza le quali la convivenza sarebbe distrutta per sempre; il che è riconosciuto anche da eminenti autorità musulmane e da semplici cittadini, come più volte mi è stato ripetuto. E ciò è positivo. Però, bisogna aggiungere, è necessario facilitare la permanenza e la vita delle minoranze.

Quando il 10 agosto 2014 il papa Francesco m’inviò quale suo rappresentante personale in Iraq per incontrare, parlare, vedere, accarezzare, pregare e solidarizzare con le sofferenze indicibili delle vittime del fanatismo islamico dell’Isis, fu tremendo e carico di emozioni.

Egli ora, nonostante le insicurezze e la pandemia che affligge anche l’Iraq, ha deciso di recarvisi. Come ha detto il Patriarca Caldeo Card. Louis Sako, il Papa non va per risolvere i tanti problemi, ma per dare forza e ragione alla speranza, al dialogo tra cristiani e musulmani e, al tempo stesso, incoraggiare anche l’impegno della complessa realtà politica, travagliata da tribalismi e interessi interni e internazionali. Sono certo che tanta parte del popolo iracheno guardi a questo giorno come un gesto di pace e di solidarietà.

 

Fernando Cardinale Filoni

 

(Marzo 2021)

 

(1) Filoni, Fernando, La Chiesa in Iraq. Storia, sviluppo e missione, dagli inizi ai nostri giorni (LEV, 2015)